.: La parola di ... Feniks :.
Hiroshima per non dimenticare
Una tranquilla giornata di agosto, un fiume che scorre lento, e migliaia di lanterne bianche che galleggiano sull'acqua, trasportate dalla lieve
corrente, con la fiamma tremolante protesa verso il cielo.
Quel cielo da cui, il 6 agosto del 1945, alle ore 8.16 del mattino, 'Little Boy' esplodeva sulla città di Hiroshima.
Il primo ordigno nucleare provocò in un attimo 130.000 morti e la distruzione della città portuale.
La guerra scriveva la sua pagina più triste.
Oggi, 68 anni dopo, quando tante parole sono state scritte e dette, quando nella popolazione è ancora viva la triste eredità di quel
periodo e nella testa dei sopravvissuti risuona ancora il boato dell'esplosione, adesso, per loro e per noi, è giunto il tempo di ascoltare
il dolce suono del silenzio.
Quel silenzio che fa da cornice al lento movimento delle lanterne sul fiume. Ogni lanterna racchiude una storia che vorrebbe raccontare, un nome che
non vuole essere dimenticato, una voce che vorrebbe gridare al mondo il rimpianto per la propria vita spezzata in un attimo, in quella mattina
d'estate trasformata in un attimo nella peggiore delle notti, rischiarata da una falsa luce che acceca e che brucia.
Migliaia di vite innocenti hanno pagato in quell'istante il proprio tributo per porre fine alla guerra.
Donne e bambini, vecchi e giovani, vittime inconsapevoli, morti senza una colpa, e senza possibilità di riparo.
Nella fioca luce galleggiante possiamo scorgere i volti di tutti coloro che il nuovo sole di Hiroshima sorto all'alba di quel tragico 6 agosto ha
accecato per sempre. Visi resi radiosi da questa luce, che oggi accompagnano, come in dolce sogno, gli 'Hibakuskya', i sopravvissuti della bomba
atomica.
Coloro che hanno saputo ricostruire la città, ricomporre la propria vita, e recuperare la speranza.
Su Hiroshima sorge oggi un nuovo sole, questa volta caldo e accogliente, come la luce che danza sul fiume.
C'è silenzio oggi, ma se ascoltiamo, attenti, possiamo sentire un sussurro, portato dal vento e dalle onde, che chiede, da sempre
'Perché'?
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